Punti di (s)vista: Accade in Italia..

sabato 20 settembre 2008

Accade in Italia..

Era successo a Duisburg, in Germania. Un commando di killer provenienti dalla Calabria approda in terra tedesca e, senza molti problemi, uccide 6 corregionali. Si parla della "faida di San Luca", una storia nata in modo stupido, per uno scherzo tra ragazzi e finita in uno sterminio di famiglie. Una faida, appunto. Sei morti ammazzati. Stavolta è successo in Italia, in Campania, provincia di Caserta. Altra strage, 7 morti, 1 italiano e 6 africani uccisi da pistole e Kalashnikov. Pare che siano stati esplosi almeno 130 proiettili. Si è sparato all'impazzata, la strage c'è stata ma poteva addirittura avere esiti ancora più nefasti. Pensiamoci bene. Sette morti, tutti insieme, in qualche minuto, in Italia. Ovvero in una zona dell'Italia che di sovranità dello Stato, della Repubblica, ha solo il nome. Qui impera il "clan dei Casalesi". Qui la legge la fanno loro, le regole le scrivano loro. Lo Stato non c'è. E non da poco, ormai la situazione è così, stagnante, da tempo immemore. Comandano loro, i Casalesi. Lo Stato non c'è e basta, semplice. Hai voglia a parlare di Esercito nelle strade e ordine pubblico. Siamo assillati dai mass-media e da taluni politici sull'allarme sociale delle prostitute, del ragazzotto che si fa un spinello, magari uno solo nella vita. Tutti in galera. L'ordine pubblico non esiste per colpa loro: dello "spinellaro" e delle "donnine di strada". Fa niente se nel Sud Italia tre regioni, forse quattro, sono praticamente in mano alla criminalità organizzata. Aveva ragione oggi un quotidiano che, tra i suoi commenti scriveva che.."Chi è sbarcato qui in Italia, provenendo dal terzo o quarto mondo, sa che il suo futuro non sarà roseo. Dovrà lavorare moltissimo, sottopagato, maltrattato, deriso e vilipeso da vecchi e nuovi razzisti..", ma forse nessuno di questi migranti avrebbe mai pensato che sbarcava in una terra di assassini". Non lo sapeva e 6 di questi ci hanno perso la vita, mentre attendevano il tramonto per poter finalmente mangiare dopo la giornata di digiuno per il mese del Ramadan. Nessuno di questi sventurati, sulla barca che li portava qui nel nostro paese, da clandestini magari, conosceva il clan dei Casalesi.Ma i Casalesi conoscono loro, non per nome, ma perchè sanno solo che sono troppi e 1l 99% è gente onesta, grandi lavoratori anche per quattro lire. E questo ai Casalesi non piace. Non si può "innestare" il pericoloso virus dell'onesta in una terra infarcita di criminalità e malaffare. E la lezione l'hanno data con l'unico metodo che questa gente conosce: l'assassinio a sangue freddo, sparando nel mucchio. Chi può dar torto al resto della popolazione di colore della zona, quando ha vistosamente protestato,anche con modi "irrituali". Oggi, un quotidiano che io non vedo proprio di buon occhio, Libero, scriveva: " .. guarda un po': gli africani stanno facendo quello che i campani avrebbero dovuto fare da tempo: ribellarsi alla camorra. A mani nude, sfidando i mitra e le pistole dei clan.." Sacrosanto. E a proposito di sacro, sempre su un quotidiano di oggi, il Vescovo di Capua ha rilasciato una intervista vergognosa, in cui, tra l'altro, dice che ".. mica è detto che sia stata la camorra a compiere la strage..", una cosa che anche le pietre sanno ma che solo lui ignora, evidentemente. Mi procurerò il testo dell'intervista e lo metterò in rete, il Vescovo di Capua ha parlato con omertà e disonestà morale. Altra annotazione: la strage è stata posta come terza o quarta notizia nei TG. Ho un terribile sospetto: solo perchè 6 su 7 erano africani? Proviamo per un attimo a pensare se fosse successo il contrario: 7 italiani morti per mano di killer di colore: cosa si sarebbe scatenato possiamo ben immaginarlo. Ma, come è noto, anche in eventi del genere esistono morti di serie A e quelli di serie B. Questi africani, per come è stata trattata la cosa sembrano di serie Z. Nuovo razzismo e vecchia camorra. Ne sono sicuro, le centinaia di profughi non sanno che troveranno questo, nella civile Italia. O in quello che ne rimane, della civile Italia.

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