Punti di (s)vista: Libertà di Espressione? Non abita in Italia

giovedì 27 marzo 2008

Libertà di Espressione? Non abita in Italia

Tratto dalle news di "Articolo 21" http://www.articolo21.it/

Hai un blog? Devi aprire la Partita Iva o rischi grosso
di Stefano Corradino
Attendiamo di essere smentiti ma se la notizia ha fondamento si mette davvero male per quelle centinaia di migliaia di utenti italiani della rete che hanno aperto un blog o hanno intenzione di farlo. Perché stando ad un richiamo di una precedente risoluzione dell’Agenzia delle entrate tutti i siti internet dovranno prevedere, nella loro home page, l’indicazione della Partita Iva. Qualora ciò non accadesse, trattandosi di fatto di una violazione di una norma, si incorrerebbe in una pesante sanzione. O magari nell’oscuramento. Addio libertà di informazione sul web.
Entriamo nel dettaglio. L’articolo 2, comma 1 del D.P.R. 5 ottobre 2001, n. 404 “Regolamento recante disposizioni in materia di utilizzo del servizio di collegamento telematico con l'Agenzia delle entrate per la presentazione di documenti, atti e istanze previsti dalle disposizioni che disciplinano i singoli tributi nonché per ottenere certificazioni ed altri servizi connessi ad adempimenti fiscali” prevede l’indicazione del numero della partita I.V.A. nella home-page e in ogni altro documento (ove richiesto) a carico dei soggetti che intraprendono l'esercizio di un'impresa, arte o professione nel territorio dello Stato, o vi istituiscono una stabile organizzazione.L'Agenzia delle entrate - con la risoluzione n. 60/E del 16 maggio 2006 – ha affermato che l'indicazione del numero di partita I.V.A. nel sito web ha portata generale e rileva per tutti i soggetti passivi I.V.A., a prescindere dalle concrete modalità di esercizio dell'attività. Conseguentemente, se un soggetto I.V.A. utilizza un sito web per divulgare informazioni relative all'attività esercitata anche solo a scopo pubblicitario, deve indicare nel proprio spazio web il numero di partita I.V.A..Queste previsioni ci sembrano sinceramente troppo onerose per la gestione delle attività online e per lo sviluppo del commercio elettronico, soprattutto laddove si consideri che il sito web, in caso di commercio elettronico, può assolvere a due distinte funzioni: come mezzo per effettuare cessione di beni materiali tramite il quale le parti concludono il contratto ed eseguono il pagamento (salva poi la necessità di spedire il bene utilizzando le vie ordinarie, alla stregua del sistema delle "vendite per corrispondenza" - c.d. commercio elettronico indiretto o offline), oppure il sito può essere utilizzato direttamente come strumento per la cessione elettronica di beni virtuali e la transazione avviene mediante download telematico del prodotto, acquistato sotto forma di file digitale (come la fornitura di siti web, di programmi e immagini, nonché qualunque genere di informazioni e servizi – c.d. commercio elettronico diretto o online).Questa norma sembra sposarsi bene con il ddl all’editoria sulla registrazione dei siti Internet che nell’ottobre scorso aveva provocato un’aspra discussione scatenando le ire dei bloggers più noti, tra cui Beppe Grillo.
In parole povere, se questa direttiva dovesse essere adottata rigidamente chiunque volesse realizzare un sito o un blog dovrebbe prima aprirsi una Partita Iva e accollarsi i costi dell’avvio dell’attività e della gestione annuale (per niente a buon mercato). E anche una semplice operazione di scaricamento dei file finirebbe magari per essere soggetta a transazioni ed emissioni di fatture. E’ così che succederà? Sarebbe quantomeno opportuno un chiarimento dell’applicazione della normativa che preveda l’esenzione dall’obbligo di indicare sul sito web la partita I.V.A. nei casi di commercio elettronico di beni virtuali la cui transazione avvenga tramite download telematico del prodotto.
Perché altrimenti tra i tanti tristi e imbarazzanti primati che il nostro Paese può vantare, dal conflitto di interessi alle leggi ad personam rischieremmo di diventare anche l’unico Paese nel quale perfino la rete, l’unico strumento di comunicazione che assicura la massima libertà di espressione delle idee, sarà un bene per pochi eletti, sopraffatto inesorabilmente dalla burocrazia e dalla logica del profitto.
corradino@articolo21.info

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