Cinque anni fa, in Iraq..
Accade che il 24 marzo 2008, in Iraq, con gli ultimi 4 soldati USA uccisi , la cifra totale dei militari americani arrivi a 4000. Accadde che la guerra cominciò 5 anni fa.
Succede che Bush-figlio, nonostante tutto, dica ancora che la guerra la stanno vincendo loro. Ma succede anche che negli USA, sia la gente comune sia le riviste specializzate del settore, siano stanchi delle sue "panzane". Stanchi di lui e dei suoi collaboratori, dai "vecchi" e sputtanati Colin Powell ai nuovi Condy Rice, anche lei ormai sul Sunset Blv. E ricominciano tutti a chiedersi se fosse valsa la pena, di far tornare tutte quelle giovani vite in quelli avvilenti sacchi di cellophane nero. Se davvero è stato il petrolio, se è stata la volontà di "liquidare" il dittatore Saddam Hussein oppure se la volontà di imporre ancora quella nefasta teoria del "Nuovo Ordine Globale" sia stata la molla di questo macello. Di certo, di bugie, per suffragare una di queste teorie, ne sono state dette, anche con una discreta faccia tosta, infarcita di foto satellitari, grafici e modellini in plastica. La cosa che rimane è che, a parte i 4000 morti (parlando solo dei militari americani, per non citare le centinaia di migliaia di civili uccisi), ancora oggi, tra i favoriti alla Casa Bianca c'è quella Hillary Clinton che a suo tempo votò a favore dell'intervento. La donna della svolta democratica. E poi: gli USA sono in recessione, il petrolio è alle stelle, la situazione geo-politica dell'area è ancor più instabile di prima e, tutto sommato, lo status quo ante è peggiorato, di molto. La differenza più sostanziale è rappresentata dal cimitero militare di Arlington, con 4000 ospiti in più, spesso, anzi quasi sempre, figli di quell'America minore che tutti, anche li, i candidati si sentono di voler tutelare.
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