Punti di (s)vista: Due ESSENZIALI chiese "minori"

lunedì 10 marzo 2008

Due ESSENZIALI chiese "minori"

Al di la delle basiliche "maggiori" che si trovano a Bologna, due tra le piccole risultano particolarmente gradevoli e piene di storia.
La prima è il Santuario della Madonna del Baraccano, nota anche come Chiesa della Pace, quartiere Santo Stefano. Antichissima e piena di tradizioni. E' parte della storia stessa della città




La storia è ben narrata dal sito della Direzione dei Beni Culturali di Bologna, che trascrivo:
Descrizione breve
L'affresco originario risale alla seconda metà del XIV secolo, ed è ritenuto opera del pittore bolognese Lippo di Dalmasio, detto anche Lippo delle Madonne (documentato dal 1375 al 1410), alla cui mano sarebbero riconducibili, sotto la ridipintura tardo-quattrocentesca, i due volti della Madonna e del bambino.
L'affresco venne infatti completamente ridipinto nel 1472, su incarico di Giovanni II Bentivoglio, dal pittore ferrarese Francesco del Cossa (1436 - 1477/78), che all'epoca risiedeva nel borgo di Santo Stefano. Sarebbero stati aggiunti in tale occasione i due angeli che sorreggono un candelabro ai lati della scena, l'elegante architettura dipinta che inquadra le due figure centrali ed arricchisce il paesaggio sullo sfondo, e le due figure inginocchiate in basso, in cui si riconoscono Giovanni II Bentivoglio, a sinistra, e l'anziana Maria Vinciguerra, raffigurata a destra con quattro cardellini.
L'affresco misura complessivamente 3 x 2 metri, ed è incorniciato da belle decorazioni marmoree, attribuite alla scultrice bolognese Properzia de' Rossi (1491 - 1530).
NOTIZIE STORICHE
L'origine della chiesa di Santa Maria del Baraccano è legata, come in molti altri casi, all'esistenza di una Madonna dipinta sulle mura. In questo caso l'immagine si trovava in corrispondenza di un "barbacane", un piccolo torrione sporgente, dove all'inizio del XV secolo venne costruita una cappella. L'affresco, per la sua particolare posizione, si trovò spesso coinvolto negli assedi della città, tanto che inizialmente era noto come "Madonna della Guerra".
Tra storia e leggenda si colloca il racconto che vede l'immagine dipinta legata alla figura di una donna, tale Maria Vinciguerra, che nel 1402 vi si recava in preghiera. Sospettata dai Bentivoglio di nascondere, sotto la pia devozione, uscite furtive dalle mura per fornire informazioni ad una spia nemica, la donna fu incarcerata e l'affresco nascosto sotto un muro, che chiuse il torresotto.
Il muro tuttavia cedette, per ben due volte, fatto ritenuto miracoloso e che servì a scagionare la donna dai sospetti di spionaggio. Un altro episodio risale al 1404 ed ha come protagonisti due soldati, in lite per debiti di gioco, che bestemmiavano di fronte all'immagine. Il perdente, colto dall'ira, sparò un colpo di archibugio al petto della Madonna, che lacrimò e versò sangue. Uno dei due soldati immediatamente cadde a terra fulminato, mentre l'altro fu colto da morte improvvisa subito dopo l'arresto. L'episodio suscitò enorme impressione in città: vennero indette pubbliche preghiere e pellegrinaggi penitenziali. Insieme al prodigio del 1512, ricordato nelle iscrizioni ai lati dell'ingresso, quando l'immagine rimase illesa nonostante la rovina del muro, minato dalle truppe spagnole al soldo del pontefice, questi avvenimenti accrebbero notevolmente la fama e la venerazione per la Madonna del Baraccano, che iniziò ad essere chiamata "Madonna della Pace". A questa immagine ancora oggi gli sposi si recano in pellegrinaggio, subito dopo il matrimonio, per implorare la pace sulla famiglia appena costituita.
Al di là della verosimiglianza di questi racconti, da essi traspare uno spaccato della vita che si svolgeva ai margini della città, intorno all'antica cerchia delle mura, in un'area pressoché priva di abitazioni, occupata unicamente da terrapieni ed orti, frequentata nelle ore notturne da soldati, contrabbandieri, spie, briganti e giocatori d'azzardo. E' proprio in questo territorio di confine che, tra XIV e XVI secolo, sorsero chiese e cappelle lungo l'intero perimetro delle mura, spesso gestite da Compagnie e Confraternite facenti capo ai rispettivi borghi e quartieri, che coniugavano alle finalità religioso-devozionali quelle di controllo e vigilanza sugli accessi alla città.

Come si vede da questa ultima foto, lo stato di conservazione non è proprio ottimale, ma della scarsa attenzione che l'Amministrazione Comunale o l'Autorità Religiosa da cui dipende, dedica ai propri tesori ne abbiamo già parlato, a aproposito dei portici di Bologna. Un vero peccato. L'immagine della Madonna, che da il nome al Santuario, è stata da me malamente inquadrata e risulta non completa. Me ne scuso, ma ho ritenuto metterla lo stesso in linea. E' comunque molto bella, elegante e piena di storia. Ne valeva la pena. Così come le altre foto dell'interno, la cui illuminazione, fioca, non rende appieno l'intimità del luogo.















Ma almeno, nel 2006 ( data delle foto) i lavori di restauro erano in corso, tardivi, ma in opera.


La seconda chiesa sa segnalare, sempre in zona Santo Stefano è quella della Santissima Annunziata. Qui purtroppo non ho potuto effettuare riprese in quanto era in corso una cerimonia, ma la parte esterna, sotto un porticato, danno l'idea dell'importanza di questa opera. Sono affreschi realizzati da P. Carracci e G. Lippi e rappresentano un ciclo della vita di Cristo.






E, ovviamente, per chi voglia approfondirne la conoscenza, cito il sito di cui sopra, che narra la storia e le caratteristiche di questo luogo:

Il complesso della SS.Annunziata fu edificato nella seconda metà del ‘400 per volontà dei francescani dell’Osservanza sul complesso trecentesco del padri armeni di San Basilio.
La costruzione, intitolata al mistero dell’Annunciazione, particolarmente sentito dai francescani, era destinata ad offrire un luogo più agevole all’attività didattica dello studio bolognese, vale a dire l’antica università. Infatti, è noto che fino alla costruzione dell’Archiginnasio, nel XVI secolo, le lezioni avevano sedi sparse presso i conventi della città. Questo spiega la presenza, all’Annunziata, di sepolcri di dottori dello studio, tra i quali il Sepolcro del medico Teodosio, realizzato nel 1538.
Durante la peste del 1630 il complesso fu adibito a lazzaretto. Ne tramanda il ricordo una copia della pala della Peste di Guido Reni, il cui originale si conserva in Pinacoteca.
In età napoleonica il complesso venne soppresso e il piazzale antistante utilizzato come punto di partenza per voli in pallone aerostatico. Nel 1812 partì da qui il drammatico volo nel quale trovò la morte il conte Zambeccari.
Dal 1870 al 1944 il complesso fu sede del demanio militare, che in parte vi risiede tuttora. Nel 1952 fu interamente ristrutturato da Alfredo Barbacci. Tra le parti originali superstiti dell’edificio il portico rinascimentale del 1488, integrato nel 1619 dai sedici lunettoni affrescati con Storie della Vergine da maestri della scuola bolognese, tra i quali Paolo Carracci e Giacomo Lippi da Budrio.
L’interno della chiesa risale ad un cantiere avviato alla fine del Settecento. Nel 1796 il catino absidale fu affrescato da Angelo Bigari figurista, figlio del più celebre Vittorio, insieme al quadraturista David Zanotti, autore delle architetture dipinte. I profeti sono opera di Giacomo Rossi, lo scultore più significativo del neoclassicismo bolognese, che li eseguì nel 1812: statue di enfasi quasi romantica, quasi un corrispettivo del furore delle tragedie dell’Alfieri che Rossi leggeva nel salotto progressista del conte Carlo Filippo Aldrovandi .
Tra le opere che decorano la chiesa, l’Annunciazione di Giuseppe Mazzoni, ispirata a Francesco Albani, una Natività dubitativamente attribuita a Biagio Pupini dalle Lame e una copia del Noli me tangere di Bartolomeo della Porta( dono Benito Podio).

La chiesa riveste inoltre un valore documentario particolare per quanto riguarda la "Bologna d’acque". In corrispondenzadel fianco meridionale era stata infatti ricavata, attorno al 1564, una grande cisterna sotterranea nella quale convergevano le acque della conserva di Valverde, nell’attuale via Bagni di Mario, costruita su progetto di Tommaso Laureti nel medesimo periodo della fonte Remonda, sul colle di San Michele in Bosco, e parte di quelle dell’acquedotto romano, realizzato in galleria fra il 27 e il 15 a.C. sotto Augusto. Dalla cisterna usciva una tubazione in "orcioli" di cotto che adduceva acqua ad un collettore di piombo ai piedi della fontana del Nettuno. Dal collettore uscivano tubazioni per la distribuzione delle acque alla fontana stessa, alla "Fontana Vecchia" nell’attuale via Ugo Bassi, al Giardino dei Semplici all’interno di Palazzo d’Accursio, e alla fontana dei Cavalleggeri, ora non più esistente, nel secondo cortile del medesimo palazzo. Dietro l’area conventuale scorre tuttora il torrente Aposa, che sorge dal Monte di Paderno. Paolo Carracci, pittore ( Bologna, att. 1612 - 1625)Giacomo Lippi da Budrio, pittore ( Budrio, att. 1617 - 1630)Giacomo Rossi, scultore (Bologna, 1748-1817).


Se capitate per caso o per volontà, a Bologna, non dimenticatele, sono splendide, queste due chiese.


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